Il vissuto dei figli di genitori separati

Quando una coppia con figli si separa, per questi ultimi è inevitabile vivere un disagio. 

Inutile girarci intorno, anche nella separazione più civile possibile, delle scorie passano comunque e al bambino arrivano tutte.

 

Anche in quei casi, purtroppo non molto frequenti, in cui i genitori si separano in modo civile, rispettoso, non conflittuale, per i figli, soprattutto se ancora piccoli, tale evento rappresenta inevitabilmente uno strappo, una rottura del loro equilibrio psicologico.

 

il vissuto dei figli di genitori separati

Vediamo dunque come i bambini possono reagire alla separazione dei genitori. Qual' è il vussuto dei figli di genitori separati. 

bisognerebbe non separarsi per il bene dei figli?

Non ho mai creduto a quelle coppie che dicono di non separarsi “per il bene dei loro figli”: spesso, in una coppia che ormai non si ama più e che non condivide più un progetto di vita insieme, i figli rappresentano un capro espiatorio su cui riversare i propri vissuti di fallimento, frustrazione, insoddisfazione, rabbia e paura. Il messaggio esplicito è “non ci separiamo per il tuo bene, per stare insieme a te”, pensato, a volte esplicitato ai figli, ma il messaggio implicito è “ non abbiamo il coraggio di separarci per la paura di dover ammettere a noi stessi e agli altri che abbiamo fallito e perché non riusciamo a pensare ad alternative possibili”.

 

L’obiettivo dunque, spesso inconscio, è quello di tenere in piedi una parvenza, una facciata di normalità ed equilibrio socialmente auspicata. Una sorta di diniego, per cui se non mi separo, allora vuol dire che il problema non c’è.

Questo ad un livello più profondo; chiaramente si può decidere di non separarsi per motivi economici, pratici, organizzativi, religiosi e morali.

La mente può trovare mille e più modi per giustificare la scelta di non separarsi quando tale scelta rappresenterebbe invece una sana decisione, per sé e per i figli.

 

Messa così, sembrerebbe quasi un elogio della separazione, un incentivo a chiudere subito importanti rapporti affettivi.

In realtà, rispetto a quanto fin qui emerso, si dà per scontato che prima di prendere una decisione così importante, si sia provato, nel tempo, a trovare insieme le cause del problema e si sia tentato di risolverle. Laddove non sia stato possibile trovare una soluzione per la coppia, allora certamente è importante decidere di separarsi, senza protrarre ulteriormente un clima familiare di tensione, insoddisfazione, conflittualità. 

 

Tornando ai bambini, per loro assistere a liti tra i genitori o anche semplicemente respirare un’aria di tensione o di indifferenza tra i genitori, è certamente causa di sofferenza.

Sappiamo come i bambini assorbano tutto come spugne, difficilmente riuscendo ad esprimere il loro disagio verbalizzandolo, ma comunicandolo spesso indirettamente tramite una moltitudine di sintomi psicologici e comportamentali.

Inoltre, il rischio è anche quello di rimandare ai figli un modello di relazione di coppia e di famiglia dove è evidentemente normale non essere sereni, non condividere, non rispettare, non amare.

Un modello di riferimento sbagliato che insegna ai figli a rimuovere i propri bisogni, a minimizzare i problemi e a non affrontarli, a smettere di credere e di lottare per un progetto affettivo condiviso. Un modello genitoriale che spegne anche il desiderio di sognare.

 

Nei casi più gravi, come per esempio quando c’è un genitore violento, la decisione dell’altro genitore di non denunciare e di non allontanare se stesso e i figli dal partner/genitore violento, rimanda inevitabilmente il messaggio per cui la violenza è normale, non è grave e per cui è sbagliato reagire, difendersi, cercare semplicemente una relazione affettiva migliore. Pensiamo a quante donne oggi vittime di violenza di genere hanno alle spalle esperienze infantili di violenza diretta e/o assistita nella famiglia di origine.

 

Volendo più in generale soffermarci sulla condizione emotiva dei bambini figli di genitori separati, possiamo sintetizzare così i loro vissuti:

 

- paura, senso di abbandono, destabilizzazione per la perdita di quella sicurezza familiare (mamma e papà si amano ed entrambi amano me) in cui sono nati e cresciuti e che rappresenta per loro quella base sicura sulla quale poter fare sempre affidamento, che c’era, ma che non ci sarà più;

 

 - sensi di colpa: spesso i bambini, seppur totalmente innocenti, ma anzi uniche vere vittime della separazione, attribuiscono a se stessi la causa della separazione dei genitori. Nello specifico possono pensare di non essere degni del loro amore (se mamma e papà mi amano non si lasciano, evidentemente non li merito) e di non essere stati in grado di “salvarli” nella loro relazione di coppia (se fossi più bravo riuscirei a tenerli uniti). Vale sempre la regola per cui, per sua natura, il bambino non può emotivamente mettere in discussione i propri genitori e dunque distorce la realtà dei fatti, difendendoli e ritenendosi colpevole di quanto gli accade;

 

 - un vero e proprio lutto, inteso come perdita di una relazione affettiva che non tornerà mai più come prima. E come lutto, richiederà del tempo per essere elaborato;

 

 - rabbia, soprattutto in quelle separazioni in cui la conflittualità dei genitori a monte viene scaricata a valle sul bambino, utilizzato come contenitore delle frustrazione e delle sofferenze legate al rapporto con l’ex.

 

Cosa possono allora fare i genitori in questa situazione?

Il disagio è inevitabile per il bambino, ma come si può provare a ridurlo e a rendere la separazione meno traumatica per lui?

come ridurre il disagio dei figli durante la separazione

Per ridurre il disagio dei figli derivante dalla separazione, bisogna tenere a mente che:

 

 - l’unica vera vittima della separazione e del fallimento di un rapporto di coppia è il bambino;

 

 - non si è genitori solamente finché si sta insieme, ma si è genitori per tutta la vita;

 

 - è fondamentale per i figli che i genitori continuino a rispettarsi a vicenda e che collaborino entrambi per continuare a crescerlo al meglio;

 

 - il bambino ha il diritto di prendersi tutto il tempo emotivo di cui ha bisogno per poter elaborare questo evento per lui traumatico; potrebbe essere necessario un sostegno psicologico che coinvolga genitori e figli;

 

 - è indispensabile far sentire al bambino ancora di più l’amore di mamma e papà per lui; fargli capire, nei fatti e nel tempo che, seppur mamma e papà non vivono più insieme, non è messo in discussione il loro amore per lui; che coppia e genitorialità sono certamente collegati, ma che rimangono comunque anche due percorsi separati;

 

- è fondamentale poi che i genitori sappiano accogliere, comprendere e gestire anche eventuali “regressioni” del bambino, spesso frequenti, come per esempio il non voler andare a scuola, o il fare la pipì a letto, il richiedere il ciuccio dopo averlo abbandonato da tempo, un pianto “ingiustificato” oppure richieste di attenzioni apparentemente fuori luogo. Ecco, in questo caso è fondamentale non rimproverare il bambino, non giudicarlo e non screditarlo, ma al contrario accogliere questa sua (mascherata) richiesta di aiuto.

Questa situazione, seppur inevitabile, non l’ha creata il bambino. E il bambino ne farebbe volentieri a meno.

 

Ricordiamoci sempre che noi adulti possiamo separarci, è un nostro diritto e in alcuni casi un dovere nei confronti dei figli, per proteggerli.

Dai figli, però, non ci si separa. Mai.

la mediazione familiare per gestire la relazione con i figli durante la separazione

I genitori in procinto di separarsi e quelli già separati devono essere informati che esiste un valido strumento, la mediazione familiare, utile per gestire al meglio la relazione affettiva con i propri figli in questo delicatissimo momento della loro vita.

Quando è gestita da professionisti competenti ed esperti, infatti, la mediazione familiare comporta numerosi benefici, anche a lungo termine, come è possibile leggere qui.

 

Dott. Alessandro Costantini

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